Piano, Rogers and Hulten for the museum layout of the Centre Pompidou. From the empty loft to the vernacular village of art
DOI:
https://doi.org/10.6092/issn.3034-9699/19299Parole chiave:
Piano Rogers Architects, Pontus Hulten, Centre Pompidou, Museo, ParigiAbstract
Il Centre du plateau Beaubourg di Parigi, oggi noto come Centre national d’art et de culture Georges Pompidou, è nato dal desiderio di ridurre l’architettura a una sequenza di piattaforme lisce, vuote e internamente inostruite per assurgere a manifesto di un genere di spazio democratico, creativo e costantemente in evoluzione. Renzo Piano, Richard Rogers, Gianfranco Franchini e Ove Arup & Partners, hanno offerto queste piattaforme ai parigini nell’idea di mettere a punto un’anti museo, dove le opere potessero certamente essere disposte secondo la libera e creativa volontà degli utilizzatori ma in ogni caso declassate dietro un involucro audiovisivo che avrebbe mostrato al mondo un nuovo genere di istituzione culturale orientata sull’emissione di un’informazione popolare e di controcultura. Grazie al ricorso a documenti d’archivio e a una serie di interviste inedite ai protagonisti della sua realizzazione, questo contributo rintraccia per la prima volta l’evoluzione complessa del dispositivo museale originario del Centre Pompidou di Parigi, dal sogno di Piano+Rogers Architects di un gioco di diaframmi sospesi per la celebrazione di uno spazio continuo, alla visione di Pontus Hulten di un dispositivo mimetico e vernacolare, alla scala e alla forma del villaggio e delle sue capanne e poi della città e delle sue boutique.
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